Lotta meccanica
Si interviene, manualmente o con l’ausilio di attrezzature/macchinari appositi, allo scopo di eliminare la malerba nella sua totalità (apparato radicale incluso) o, perlomeno, la sua parte problematica (fiori e infiorescenze prima della disseminazione). Gli interventi manuali sono faticosi e molto onerosi in termini di tempo, pertanto non sono particolarmente graditi da chi li deve svolgere.
In agricoltura biologica, non vi sono, ad oggi, metodi di lotta diretta alternativi a quelli meccanici, che assicurino risultati soddisfacenti e duraturi.
Qui di seguito si riportano alcuni esempi pratici di lotta meccanica, che danno un’idea delle diverse possibilità d’intervento.
Estirpazione manuale
Da eseguirsi preferibilmente quando il suolo è leggermente umido.
- Senecione di San Giacomo: relativamente facile da estirpare manualmente, apparato radicale compreso – efficacia massima su piante non ancora fiorite – evitare di smaltire la vegetazione nella concimaia o sui cumuli di compost (i semi restano vitali).
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.5 Senecioni
- Cespica annua (neofita invasiva): va estirpata, apparato radicale compreso, prima della fioritura - l’intervento si deve ripetere per parecchi anni – gli individui in fiore vanno smaltiti come rifiuto solido urbano.
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.5.1 Cespica annua
- Colchico autunnale: l’estirpazione della pianta, bulbo compreso, è un’operazione molto laboriosa, ma efficace – va ripetuta l’anno successivo.
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.6 Colchico autunnale
- Cardi: l’estirpazione manuale funziona solo se si interviene al momento giusto, ma non per tutte le specie di cardo (non contro il cardo campestre).
Per saperne di più:
► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.3 Cardi - Caratteristiche, diffusione e gestione
► Gestione alpestre: paturaALPINA
- Senecione alpino: afferrare il fusto in un punto vicino al suolo e tirare verso l’alto verticalmente – possibile fino a poco prima della fioritura (intervento oneroso) – va smaltito come rifiuto solido urbano, perché tossico.
Per saperne di più:
► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.5 Senecioni
► Gestione alpestre: paturaALPINA
Estirpazione tramite appositi attrezzi («ferro estirpa-romici», cilindro estrattore, ecc.)
Da eseguirsi preferibilmente quando il suolo è leggermente umido.
- Romice comune: efficace, ma molto faticosa e onerosa in termini di tempo, perché bisogna estirpare almeno i primi 15 cm dell’apparato radicale, quindi eliminare il tutto correttamente – l’estirpazione del romice alpino è poco efficace, perché il suo rizoma si sviluppa orizzontalmente e, quindi, si spezza durante l’estirpazione.
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.1 Romice comune e romice alpino
- Senecione acquatico: relativamente facile da estirpare, apparato radicale compreso - efficacia massima su piante non ancora fiorite – evitare di smaltire la vegetazione in concimaia o sui cumuli di compost (i semi restano vitali).
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.5 Senecioni
- Cardi: funziona solo se si interviene al momento giusto, ma non per tutte le specie (non contro il cardo campestre).
Per saperne di più
► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.3 Cardi - Caratteristiche, diffusione e gestione
► Gestione alpestre: paturaALPINA
- Veratro bianco
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► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.2 Veratro bianco
► Gestione alpestre: paturaALPINA
Sfalcio e trinciatura
Gli scopi principali di questo intervento sono evitare la disseminazione della malerba e indebolirla/eliminarla, esaurendo le sue sostanze di riserva.
- Felce aquilina e felce maschio: sfalcio della parte aerea prima che le foglie (fronde) siano completamente spiegate – la prima volta a giugno, quindi 1-2 volte durante l’estate – ripetere per 2-4 anni (impegnativo!) – si può avere successo unicamente su pascoli d’alta quota, dove la stagione vegetativa è troppo corta per consentire l’immagazzinamento di sostanze nutritive nel rizoma – un unico sfalcio, soprattutto se eseguito in autunno, è del tutto inutile.
Per saperne di più ► Gestione alpestre: paturaALPINA
- Veratro bianco: intervenire quando le piante sono alte 20-30 cm, ripetere in caso di ricrescita durante l’anno – proseguire la lotta per 3-6 anni (impegnativo!)
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► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.2 Veratro bianco
► Gestione alpestre: paturaALPINA
- Romice alpino: gli sfalci vanno ripetuti più volte l’anno e per più anni, prima che si sviluppi lo scapo fiorale – la pianta s’indebolisce, facendo aumentare le possibilità di successo di eventuali trasemine
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► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.1 Romice comune e romice alpino
► Gestione alpestre: paturaALPINA
- Colchico autunnale: falciare la parte aerea ad inizio estate – smaltirle correttamente in quanto tossiche – efficacia mediocre.
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.6 Colchico autunnale
- Cresta di gallo comune: falciare precocemente prima dell’inizio della fioritura, per impedire la disseminazione – ripetere una volta ogni 3-5 anni – fare attenzione alle disposizioni gestionali in materia di superfici per la promozione della biodiversità (SPB) e a quelle riguardanti la protezione della natura (è possibile chiedere una deroga).
- Ranuncolo a foglie d’aconito: falciare a inizio fioritura – allontanare i resti di vegetazione - ripetere l’intervento per indebolire il rizoma fino a causare la morte della pianta
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.4 Ranuncoli
- Romice comune: lo sfalcio manuale degli scapi fiorali impedisce unicamente la disseminazione della pianta, ma non ha alcun effetto sul vigore delle ricrescite vegetative.
Per saperne di più ► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.1 Romice comune e romice alpino
- Piante spinose (rovi) e essenze legnose a rapida crescita (ontano verde e arbusti di piccola taglia): tagliare con appositi attrezzi e allontanare i residui di potatura – intervenire a fine estate o in autunno – traseminare le superfici liberate con graminacee foraggere adatte alle condizioni stazionali.
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► Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.5.2 Consigli per la gestione dei rovi nei pascoli
► Gestione alpestre: paturaALPINA
Pascolo primaverile precoce
Oltre che preventiva, questa misura è anche curativa, in quanto favorisce l’insediamento di graminacee tappezzanti (cotica più fitta) e contrasta numerose altre erbe grossolane e poco gradite, sensibili a calpestio e al brucare degli animali.
Per ottenere il massimo vantaggio da questa tecnica, ogni primavera, il pascolo dovrebbe iniziare dalle parcelle più infestate, purché la cotica sopporti senza troppi problemi il calpestio del bestiame e il suolo non sia troppo bagnato.
Il pascolo primaverile precoce si abbina perfettamente con una o più trasemine.
In primavera, il calpestio del bestiame agisce soprattutto contro:
- malerbe o altre erbe di scarso valore foraggero, quali: colchico autunnale, ranuncolo acre, cerfoglio dei prati, spondiglio comune, cerfoglio montano, podagraria, ranuncolo strisciante, erba ventaglina, poligono bistorta, geranio silvano, ecc.,
- piante tappabuchi, quali: dente di leone, poa comune, pabbio rossastro, ecc.
Animali adatti a lottare contro il rimboschimento dei pascoli sottosfruttati
Le capre e talune razze di pecore (pecora engadinese) scortecciano i rami di ontano verde, danneggiandolo in modo permanente. La lotta funziona solo se si applica una pressione di pascolo elevata, creando parchi di piccole dimensioni (impegnativo!).
Per saperne di più ► Gestione alpestre: paturaALPINA
Alcune esperienze hanno dimostrato che le capre brucano i fiori di senecione alpino, indebolendolo visibilmente.