Procedura consigliata
Per varie ragioni, la trasemina non riesce sempre al primo tentativo. Le raccomandazioni seguenti consentono di aumentare considerevolmente le possibilità di successo.
Elementi chiave
- Identificare ed eliminare le cause del deterioramento della cotica erbosa, gestendo la parcella traseminata conformemente ai propri obiettivi (sfruttamento e concimazione) e rispettando i limiti posti dalle condizioni pedoclimatiche locali.
- Prima di traseminare, eliminare le eventuali zone infeltrite o ricoperte di muschio.
- Assicurare, fin da subito, il contatto diretto tra semente e particelle di terra.
- Laddove possibile, pascolare subito dopo avere traseminato.
- Ripetere la trasemina più volte e/o eseguirla scaglionandola su più anni.
- Consentire la disseminazione regolare dei prati da sfalcio ricchi di graminacee cespitose.
Quando traseminare?
I periodi più favorevoli sono:
- al risveglio vegetativo,
- immediatamente dopo il primo sfruttamento primaverile,
- in tarda estate, subito dopo un pascolo o uno sfalcio.
Ciascuna scelta porta con se vantaggi e svantaggi da valutare caso per caso.
- Al risveglio vegetativo (fine inverno-inizio primavera)
Siccome in primavera le graminacee presenti, soprattutto se precoci, crescono molto velocemente, quindi entrano in concorrenza con le piantine appena nate, la trasemina va eseguita già a fine inverno, non appena le condizioni del suolo lo consentono. Prima si procede e tanto più a lungo le plantule beneficeranno di luce e umidità sufficienti.
Questa scelta è ideale in presenza di una cotica erbosa molto lacunosa e con ampie zone di suolo nudo (danni causati da campagnoli o da un inverno particolarmente rigido). A Sud delle Alpi, dove la primavera parte presto, la concorrenza della vecchia cotica è maggiore. Perciò, se si perde l’attimo, conviene traseminare dopo il primo sfruttamento o in tarda estate.
- Immediatamente dopo il primo sfruttamento primaverile
In questo caso, la concorrenza esercitata dalla vegetazione presente è minore, ma ci si espone a un maggiore rischio legato alla mancanza di umidità. Questa variante non è ideale nelle zone dove la siccità primaverile è frequente.
- In tarda estate, subito dopo un pascolo o uno sfalcio
Una volta trascorso il periodo tra metà giugno e metà agosto, quando il caldo e la carenza idrica fanno aumentare eccessivamente il rischio d’insuccesso, si apre una finestra di semina interessante. Infatti, a partire dalla seconda metà di agosto, le precipitazioni aumentano mentre le ore di luce e il caldo diminuiscono, favorendo la nascita e lo sviluppo delle giovani foraggere. In questo periodo, specialmente a basse quote, le possibilità di traseminare con successo sono buone. Non bisogna, però, aspettare troppo, perché il calo della temperatura inibisce lo sviluppo delle plantule. Un ultimo termine di semina ragionevole è il 15 settembre.
- Esiste anche la possibilità di eseguire una cosiddetta semina dormiente, da farsi appena prima dell’inverno, quando la temperatura non consente ormai più ai semi di germinare, ma il suolo non è ancora né ghiacciato né innevato. Con questa tecnica i semi rimangano quiescenti fino a quando le temperature primaverili li risvegliano.
Questa soluzione può essere sensata se il suolo è raramente praticabile in primavera e si ha perso l'attimo in autunno.
Cosa traseminare?
In linea di principio, si utilizzano miscele foraggere appositamente sviluppate per la trasemina, la cui composizione botanica, pur ispirandosi a quella delle miscele standard di riferimento, è costituita unicamente da specie e varietà abbastanza sufficientemente concorrenziali per installarsi nella cotica erbosa esistente, nonché in grado di migliorare la composizione botanica in modo duraturo (si privilegiano le graminacee rispetto alle leguminose). La trasemina di singole specie è generalmente sconsigliata, perché si rivela generalmente inefficace. In casi specifici, si raccomanda di rivolgersi a un consulente competente.
Le miscele standard per trasemine sono contraddistinte dal marchio di qualità APF di colore uguale a quello delle rispettive miscele standard di riferimento, barrato di bianco e con il numero di riconoscimento seguito dalla lettera «U».
Le principali ditte sementiere attive sul mercato svizzero propongono sia l’assortimento completo di miscele standard per trasemine contrassegnate con il marchio di qualità APF/AGFF/ADCF sia le loro miscele equivalenti fatte in casa.
Come sempre, scegliere la miscela giusta è fondamentale. I criteri principali sono l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche locali e alla gestione prevista (tipo e intensità di sfruttamento, livello di concimazione). Fondamentalmente, si distinguono miscele per trasemine adatte, o meno, a zone favorevoli allo sviluppo dei logli.
Miscele per trasemine adatte a zone favorevoli allo sviluppo dei logli:
- Prato a loglio italico: presente dal fondovalle al piano collinare della Svizzera centrale e orientale fino a ~900 m s.l.m.; ~5 sfalci/anno; 4-5 liquamazioni/anno
⇒ Mst 240U o miscele per trasemine equivalenti provviste del marchio di qualità APF/AGFF/ADCF
(dose di semina: 200 g/a).
Consentire, almeno ogni 3-4 anni, la disseminazione naturale durante la seconda ricrescita (sfalcio tardivo seguito dall’essiccazione al suolo del foraggio.
- Prati e pascoli caratterizzati dalla presenza di loglio inglese: presenti dal fondovalle al piano collinare fino a ~900 m s.l.m. (un po’ più in alto in luoghi favorevoli esposti a sud); 5-6 tra sfalci e pascoli/anno; 4-5 liquamazioni/anno
⇒ Mst 440U o miscele per trasemine equivalenti provviste del marchio di qualità APF/AGFF/ADCF
(dose di semina: 200 g/a).
Miscele per trasemine adatte a zone sfavorevoli allo sviluppo dei logli:
- Zone piuttosto siccitose, con prati caratterizzati dalla presenza di erba mazzolina: 3-4 sfalci/anno (pascolo occasionale); apporti ridotti di letame e 1-2 liquamazioni/anno
⇒ Mst 431U o miscele per trasemine equivalenti provviste del marchio di qualità APF/AGFF/ADCF
(dose di semina: 200 g/a).
- Zone da fresche a umide con prati caratterizzati dalla presenza di coda di volpe: 4-5 tra sfalci e pascoli/anno, 4-5 liquamazioni/anno
⇒ Mst 444U o miscele per trasemine equivalenti provviste del marchio di qualità APF/AGFF/ADCF
(dose di semina: 200 g/a).
Per saperne di più ► Condizioni più o meno favorevoli allo sviluppo dei logli.
Come traseminare?
Poco importa come si trasemina, ciò che conta veramente è che si trovi il modo per porre la semente a stretto contatto con le particelle di terra. Per riuscirci, è essenziale far capo alla propria esperienza, costruita imparando da tutti gli episodi, sia positivi sia negativi, che hanno caratterizzato i tentativi precedenti.
Itinerario tecnico
- Sospendere la concimazione azotata già prima dell'ultimo sfruttamento.
- Se possibile, eseguire uno sfalcio raso o un pascolo ben fatto (senza residui).
- In presenza di cotiche erbose non infeltrite (quindi verosimilmente piuttosto lacunose), eseguire uno o due passaggi con un erpice strigliatore per aprire la vegetazione e smuovere le particelle di terra (si deve vedere la superficie del suolo).
- Se la cotica erbosa appare moderatamente infeltrita (poa comune o poa annua) oppure caratterizzata dalla forte presenza di muschio, trinciare con cura la vegetazione, quindi eseguire più passaggi incrociati con un erpice dotato di denti rigidi e robusti, in modo da eliminare/aprire lo strato di mulching e smuovere le particelle di terra (si deve vedere la superficie del suolo).
Prima di traseminare, se possibile, lasciare essiccare il tutto, per evitare eventuali nuovi radicamenti (tempo e suolo devono essere asciutti per almeno un paio di giorni), quindi, se ritenuto in eccesso, allontanare il materiale vegetale.
Lo strato infeltrito va sempre allontanato prima di seminare, anche se si impiegano seminatrici per semina diretta o a file, perché le graminacee responsabili dell’infeltrimento e/o il muschio si sviluppano sempre più rapidamente rispetto alle giovani piantine della trasemina, diventando dominanti. - Se la superficie del suolo è dura/compatta, una semplice rullatura post-semina non basta per fare aderire le particelle terrose ai semi, che restano così sulla vegetazione in essere e non germinano. In questi casi, bisogna rompere la crosta superficiale erpicando secondo necessità.
- I mucchietti di terra prodotti da talpe e campagnoli vanno livellati o rimossi prima della trasemina. Si raccomanda di intervenire nel modo meno invasivo possibile, privilegiando la rullatura, o l’uso di un erpice strigliatore, ed evitando attrezzature troppo aggressive, per non estirpare o danneggiare le graminacee pregiate già presenti.
- Dopo il passaggio dei cinghiali, la cotica erbosa risulta parzialmente distrutta e il terreno profondamente smosso. Prima di procedere con la trasemina, è quindi necessario livellare e consolidare la superficie. In queste condizioni, l’erpice strigliatore lascia il posto a macchinari più efficaci e pesanti, solitamente utilizzati nella lavorazione dei campi.
Anche se si può traseminare in vari modi, si riconoscono due tecniche di semina principali:
- Semina a spaglio: con piccole seminatrici manuali oppure con seminatrici meccaniche ed erpici strigliatori modificati per l’occasione.
Si addice a superfici pascolate nonché a suoli con umidità sufficiente, dove i semi possono germinare velocemente anche se rimangono in superficie o nel primissimo strato di suolo.
Semina a file: diversi tipi di seminatrici meccaniche a file o per semina diretta.
Adatta a condizioni siccitose e/o a terreni leggeri. Non bisogna seminare troppo profondamente (<1–2 cm). I semi vanno leggermente ricoperti di terra. Non ci vuole troppa pressione né sugli assolcatori né sul rastrello posteriore.Le seminatrici a file si utilizzano con profitto anche su superfici leggermente infeltrite oppure in parcelle precedentemente sottoposte a una lavorazione superficiale del suolo, eseguita per eliminare l’infeltrimento stesso.
Attenzione!
- La semina superficiale (a spaglio) favorisce leguminose e poa pratense, quella più profonda (a file) le graminacee in generale.
- Le miscele foraggere che contengono specie con semi provvisti di reste (coda di volpe) possono causare l’occlusione dei tubi di semina, poiché le reste favoriscono l’aggregazione dei semi. Il problema si risolve separando i semi meccanicamente o utilizzando semente confettata.
È fondamentale che i semi siano posti a stretto contatto con il suolo. A tal fine, si possono adottare diverse soluzioni:
- traseminare su cotiche lacunose/aperte ad arte oppure utilizzare seminatrici a file, in grado di incidere la superficie del suolo,
- interrare la semente superficialmente mediante una leggera erpicatura,
- rullare subito dopo la semina (molte seminatrici sono equipaggiate con un rullo posteriore),
- sfruttare il calpestio del bestiame, traseminando 2-4 giorni prima della fine di un pascolo. Se il terreno è portante il calpestio fa le veci del rullo. In questo caso, si deve traseminare su vegetazione asciutta altrimenti i semi restano incollati alle foglie.
Consigli pratici!
- Dice il saggio: quando vado per prati e pascoli ho sempre con me un po’ di semente per riempire gli spazi che incontro.
- Lasciare sempre una zona non traseminata (testimone), per poter poi valutare il successo, o meno, della trasemina appena eseguita.
Come assicurare il successo della trasemina?
- Azzerare la concimazione azotata prima, durante e dopo la trasemina! L’azoto rafforzerebbe le specie della cotica erbosa presente a scapito delle plantule appena germinate. Queste ultime verrebbero subito fortemente ombreggiate e morirebbero per mancanza di luce. Si raccomanda ricominciare a concimare moderatamente solo dopo il secondo sfruttamento post-trasemina.
- Dopo la trasemina è opportuno intensificare gli sfruttamenti. Il primo intervento va eseguito precocemente, entro 3–5 settimane, anche se la resa sarà inevitabilmente ridotta. Successivamente, si esegue un secondo sfruttamento mantenendo più o meno lo stesso intervallo temporale e, se necessario, un terzo. In questo modo le nuove plantule ricevono la luce necessaria per svilupparsi, mentre la cotica esistente non riesce a prevalere.
L’ideale è eseguire questi primi sfruttamenti sotto forma di pascolo o di foraggiamento fresco in stalla (barra falciante regolata ad almeno 6-7 cm da terra), perché i denti di voltafieno e ranghinatore sono troppo aggressivi per le plantule appena germinate.
- Occorre pazientare! Tutte le graminacee, a eccezione dei logli, riescono ad insediarsi solo dopo svariati mesi (erba mazzolina) o alcuni anni (poa pratense, coda di volpe).
Siccome l’effetto della trasemina si vede solo dopo due o tre anni, può essere interessante:ripetere la trasemina, in particolare dopo aver accertato danni da siccità sulle piantine traseminate, oppure suddividerla in due momenti, dimezzando ogni volta la dose di semente riportata in etichetta, onde ripartire i rischi di una mancata emergenza,
traseminare, ogni anno e in modo alternato, una parte del prato o del pascolo a mo' di prevenzione e per ripartire costi e rischi d’insuccesso.
Come già indicato in precedenza, per avere successo sul lungo periodo, è necessario identificare ed eliminare le cause del deterioramento della vecchia cotica erbosa, gestendo poi la parcella traseminata conformemente ai propri obiettivi (sfruttamento e concimazione) e nel rispetto dei limiti posti dalle condizioni pedoclimatiche locali.